
Ciao a tutti e benvenuti alla mia nuova recensione di un K-Drama, cioè una serie TV sudcoreana, la mia ultima ossessione. Perchè mi piacciono così tanto i K-Drama? Perchè da brava Millenial, cresciuta negli anni ’90 a pane e nutella e cartoni animati giapponesi, ritrovo nei K-Drama la stessa atmosfera: gli stessi buffi modi di fare, la stessa allegria, la stessa leggerezza ed il finale che deve essere sempre educativo. In questa serie l’argomento non è leggero, si parla di malattia mentale, ma, situazioni molto pesanti vengono trattate in modo da non shockare il telespettatore, vi è sempre una mano leggera e sentimentale, e vengono smorzate da momenti buffi. Il protagonista è Moon Gang-tae, giovane operatore sanitario in un manicomio, orfano, e che deve occuparsi del fratello maggiore, Moon Sang-tae, affetto da autismo. La situazione di Gang-tae sembra molto difficile e pesante, pur avendo un buon rapporto con il fratello ed essendo molto benvoluto negli ospedali dove lavora vive forti situazioni di stress. Ad un certo punto appare la protagonista femminile: una bellissima scrittrice di favole per bambini, Ko Moon-young. Lei sembra attratta da Moon Gang-tae ed inizia a cercare situazioni per incontrarlo, ma in realtà anche lei nasconde dentro di sè un’orribile infanzia che l’ha portata ad avere un disturbo antisociale di personalità. I due si sono già conosciuti, sono entrambi originari dello stesso paese e sono stati amici durante l’infanzia, poi hanno preso delle strade separate quando la madre dei due fratelli viene assassinata e i due ragazzini sono stati costretti a fuggire e cavarsela da soli per non finire rinchiusi in orfanotrofio. Moon Gang-tae e Moon Sang-tae si trasferiscono ogni anno per un motivo misterioso, che non vi rivelerò, e nel loro ultimo trasloco si recano nella loro città natale. La bella scrittrice li segue, avendo comunque lì la casa di famiglia, un austero castello in stile antico, costruito dal padre, un celebre architetto rinchiuso, ora, in un istituto per un tumore al cervello. Questi due ragazzi hanno un passato ed un presente difficile, lottano, in modi diversi, con la malattia mentale; Moon Gang-tae, occupandosi del fratello autistico, Ko Moon-Young, lottando lei stessa con il proprio disturbo ed i propri incubi sulla madre. Nasce una bella relazione in cui lei cerca di far svagare e divertire Moon Gang-tae, preso sempre dai suoi mille doveri, e lui, a sua volta, cerca di prendersi cura di lei, nei suoi momenti di crisi. Questa storia è intervallata dalle storie dei vari pazienti del manicomio, che vengono in contatto ed interagiscono con i due protagonisti. Viene trattata, come scrivevo prima, la sofferenza, ma comunque la serie non risulta particolarmente pesante per il modo magistrale in cui sono alleggerite le varie situazioni. Inoltre, cosa che mi è piaciuta moltissimo, all’inizio di ogni puntata viene raccontata una favola, che è inerente a ciò che succederà nella puntata, vi è all’interno una spiegazione metaforica ed anche un insegnamento. La colonna sonora, come in tutti i K-Drama è accattivante e ti rimane in testa. In definitiva è consigliato, anzi consigliatissimo, l’ho trovato poetico e con degli insegnamenti morali molto utili. Potete trovarlo su Netflix.